La telefonata (4)

Rimane così, comodamente seduta sulla poltrona e con il suo tallone infilato nella mia gola.

La telefonata va avanti ancora per alcuni minuti ed io, sostengo con umiltà il suo piede.

Ad un certo punto la sento attaccare la linea e subito dopo sento il suo tallone premere con più forza.

Come per chiamarmi.

E mentre scivola più in profondità mi dice:

Lei: “Hai capito merdina? Ti salutano!” Io: “Mmm…i…key.”

FINE!

La telefonata (3)

…continua puoi, con la sua totale indifferenza nei miei confronti, a chiacchierare del più o del meno.

Io rimango fermo, sotto il suo piede, in assoluto silenzio. Non so chi ci sia dall’altra parte della cornetta.

Mi limito solo ad offrirle il mio muso come poggiapiede e con garbata devozione aspetto.

Mi ha da poco liberato da game over 2.0 e gliene sono estremamente grato.

Non voglio certo infastidirla e rischiare di perdere il privilegio appena acquisito 😅

All’improvviso il suo piede si sposta in avanti ed il suo tallone mi si infila in bocca:

…chi? Mio marito? Ah…Eh, no! Lui al momento non puo’ parlare. Non preoccuparti… Te lo saluterò.

CONTINUA…

La telefonata (2)

Durante la telefonata la mia amata consorte e, nonchè, padrona suprema mi ignora!

Non mi degna di uno sguardo e come se non esistessi continua a parlare al telefono.

Poi, con nonchalant, toglie il piede dalla mia gola e lo appoggia leggermente sulla mia bocca semiaperta:

Si si, stiamo entrambi benissimo e le cose sembrano andare per il verso giusto!

CONTINUA…

La telefonata! (1)

Finalmente, dopo alcuni giorni che indosso la cintura di castità (game over 2.0) la mia Adorata moglie mi concede una pausa. Il tempo di una sua telefonata:

DRIIN!!! Pronto? Ciaooo, come stai?

CONTINUA…

Cambiare lo smalto!

La scora settimana mi sono inbattuto, volontariamente, in una difficile situazione.

La mia adorata moglie, mentre legge un libro, se ne esce con una semplice ed innocua frase.

“Uffa lo smalto dei miei piedi è già tutto rovinato! Dovrei cambiarlo ma non c’ho voglia.”

Mi avvicino incuriosito e penso: forse sta cercando di dirmi qualcosa…

Ammiro per un attimo i suoi incantevoli piedini e poi, preso dall’iniziativa, le propongo: “Amore vuoi che te lo metta io lo smalto?”

“Mmm… no, meglio di no dai. Conoscendoti mi faresti un macello!”

Rimango sorpreso e spiazzato. Guardo con aria affranta le sue splendide estremità nonostante lo smalto veccchio e consumato.

Decido di non arrendermi e ci riprovo: “Beh, ricordati che ho un blog di disgni e sono feticista, non posso farti un brutto lavoro!”

“Si lo so ma non c’entra. Sai, innanzitutto, come si mette lo smalto?”

“Certo che si, ovvio! Ti prego fallo fare a me così puoi continuare a leggere in serenità.”

Le mie parole, in qualche modo, la convincono e alla fine cede: “Ok va bene, vai a prendere gli smalti e tutto quello che serve.”

Felice ed emozionato vado e prendo tutto: smalti, acetone, dischetti di cotone ect. Insomma tutto l’armamentario.

Torno e le faccio scegliere fra tre diversi smalti. Lei opta per quello color petrolio e poi mi metto ai suoi piedi e comincio.

Tolgo lo smalto vecchio con l’acetone. La cosa è abbastanza facile.
Poi mentre metto la base noto che lei è assorta nella lettura e tiene il piede bello fermo.

Finito il primo piede passo al secondo, dopodichè soffio sopra le sue dita per velocizzare i tempi di asciugatura.

Mentre faccio questa operazione mi eccito. Lui comincia a diventare rigido e mi viene voglia di succhiarle l’alluce.
Basterebbe poco, meno di mezzo centimentro…

Poi mi ricordo che le ho appena messo la base e lascio perdere.
Forse non sono del tutto un coglione 😀

Quando entrambi i piedi sono pronti comincio a mettere lo smalto.
Lo passo lentamente e con precisione cercando di non sbavarlo sulla pelle delle dita.

Lei continua a leggere. Ogni tanto mi osserva da sopra la copertina del libro.
Preciso che non mi sta controllando. Si fida, è tranquilla e questo mi fa molto piacere.

Poi passo all’altro piede, sempre con estrema delicatezza.
La cosa si rivela eccitante e romantica allo stesso tempo. Mi piace.

Quando finisco le chiedo un parere: “Amore allora come ti sembrano? Come sono venuti?”

Da dietro il libro, invece di rispondermi, mi chiede “Ma hai già fatto anche la seconda passata?”

Preso in contropiede rispondo: “No…” e poi aggiungo “… non ancora.”

“Allora falla! Controllerò dopo quando avrai finito tutto!”

Mi alzo e vado a fare una lavostoviglie mentre aspetto che lo smalto si asciughi.

Ritorno e comincio con la seconda ed ultima passata di smalto.
Sono molto emozionato e la mano mi trema un po’.
L’eccitazione, inoltre, non aiuta e non voglio certto rovinare tutto adesso che sono alla fine.

Cerco di stare calmo e concludo anche la seconda mano di smalto su entrambi i piedi.

Distolgo mia moglie dalla lettura per farle vedere il mio lavoro.

“Allora tesoro cosa ne pensi?”

Appena vede i suoi piedi appena smaltati la sua espressione cambia. In peggio.

“Ma cosa hai fatto?! Hai sbordato ovunque. Hai fatto un casino!!”

Poi si tocca le unghie con la mano e continua con il cazziatone: “Senti qua che roba, altro che unghie liscie. Sembra che abbia delle colline sopra.”

Cerco di giustificarmi in qualche modo: “Scusa amore se vuoi te lo tolgo…”

“No no lascia perdere, ormai il casino l’hai fatto. Lasciamole così, intanto, anche se fanno schifo!”

Con la coda tra le gambe me ne vado.

Ho fatto proprio una bella figura di merda e per i successivi tre giorni non riesco a pensare ad altro.
Tengo un profilo basso evitando di tornare sull’argomento.
Per fortuna facevo anche l’esperto ‘Oh si certo che te lo so mettere lo smalto’ e poi guarda come è andata a finire.

Il quarto giorno comincio a pensare che devo recuperare in qualche modo.
Con un filo di voce le chiedo se posso, almeno, toglierle lo smalto.

Con mia sorpresa mi risponde: “Si, mi sa che è meglio se lo togli!”

A quel punto prendo il coraggio a due mani e la supplico di farmi riprovare.

Scoppia a ridere: “Si così finisce come l’altra volta.”

Non ribatto ed abbasso la testa.

Forse il mio ‘vittimismo’ le muove qualcosa dentro.

“Però forse c’è un modo per tenerti concentrato mentre mi metti lo smalto…”

Rialzo la testa e la guardo con speranza. Pendo dalle sue labbra.

“Vai a prendere game over e, ovviamente, anche gli smalti!”

Eseguo con la devozione di uno schiavo che deve farsi perdonare dalla propria Padrona.

Quando torno lei è sul divano e mi ordina: “Mettiti la cintura, consegnami la chiave e poi siediti qui!”

Obbedisco in silenzio.

Lei intanto mette la chiave nella sua cavigliera e la indossa.

Subito dopo mi appoggia il piede sulla coscia e lentamente lo fa scivolare verso la cintura di castità.
Infine me la schiaccia con il tallone dicendomi: “Inizia a cambiarmi lo smalto! Vediamo se questa volta sarai più bravo.”

Piccolo incentivo!

Eseguo il mio compito con attenzione chirurgica.
Tolgo lo smalto vecchio, lo asciugo, metto quello nuovo (questa volta ha scelto il grigio) e lo rimetto.

Faccio tutto rimanendo concentrato. Sempre on focus. Game over mi aiuta a non andare in calore.

Infine aspetto che le unghie dei suoi piedi si asciughino mentre sono appoggiate sopra la gabbia dov’è rinchiuso il mio uccello.

Ad un certo punto lei controlla il mio lavoro e mi dice:

“Mmm…bene dai, questa volta hai fatto un bel lavoro. Bravo schiavetto mio.”

Finamente posso tirare un sospiro di sollievo.

Le sue parole mi rendono felice ed orgoglioso 🙂

FINE.

Sono stanco!

Un venerdì sera come tanti altri. Più o meno.
Una serata particolarmente fiacca. Sono stanco, parecchio stanco.
Ho lavorato tutto il giorno e la maggior parte delle mie energie è stata assorbita.
Consumata. Sono in riserva piena.

Sopravvivo ma arrivo a casa ancora spompato.

La cena con la mia adorata moglie mi ricarica, per fortuna, le batterie.
Sorrido ad ogni tacchetta di energia ripresa. Riaquisto le forze, non tutte ma una buona parte.

Finita la cena lei si accomoda sul divano dicendomi: “Scusami Amore ma devo finire delle cose, inviare alcune email, eccetera.”
“No problem piccola. Fai con comodo.” rispondo mentre sparecchio la tavola.

Di solito lavo anche i piatti ma stasera ho questo piccolo e fastidioso retrogusto di stanchezza che mi fa cambiare idea.
In altre parole voglia zero quindi decido di temporeggiare ed andare in salotto dove c’è lei.

Entro silenziosamente per evitare di disturbarla.

E’ seduta sul divano, portatile in grembo e gambe allungate su una sedia che funge da puff.
Il mio sguardo cade, inevitabilmente, sui suoi piedi nudi accavallati uno sull’altro.
Sono proprio deliziosi e solo ammirandoli guadagno un’ulteriore tacca di energia.

Lei, nonostante sia concentrata nel suo lavoro, si accorge della mia presenza.
Senza distogliere lo sguardo dal computer mi chiede:”Hai già finito di lavare i piatti?”

“No, non li ho ancora lavati…pensavo di farlo più tardi perchè sono proprio stanco stasera!”

“Mmm ok, per questa volta passa ma non aspettare troppo. Puoi anche rimanere qui a farmi compagnia…ma in silenzio.”

“Ottimo, grazie.” rispondo felice e rilassato.

Poi rimango in piedi come un pirla riflettendo su cosa potrei fare senza far rumore.

Passano i minuti ma nessuna buona idea mi viene a far visita.
Probabilmente mia moglie lo capisce e ci pensa lei:”Se non sai cosa fare mi puoi scaldare i piedi, sono ghiacciati!”

Ha appena sfondato una porta aperta e lo sa benissimo.

Non me lo faccio ripetere e mi siedo sul pavimento di fronte alle sue etremità.
Incantato da quelle curve sinuose mi avvicino con le mani e faccio per avvolgerle.

Ma appena sfioro i suoi piedini mi arriva un secco “No! Hai le mani gelide!!”

La guardo perplesso con un vago senso di colpevolezza.

“Scadameli senza usare le mani!”

Il mio sguardo diventa ancora più perplesso.

“Usa la bocca, alitaci sopra. Con devozione e pazienza!”

Finalmente capisco e mi metto immediatamente al lavoro.
In qualità di schiavo feticista dovrebbe essere un gioco da ragazzi.

Usa la bocca, alitaci sopra!

Comincio ad alitarle sulle dita, piano, lentamente. Poi inspiro e continuo.
Mi sposto lateralmente da sinistra e destra e viceversa. Scendo un po’ anche lungo la pianta e poi risalgo.

Arrivato in cima ne approfitto per una bacio sotto le dita del piede.

Ma si rivela un errore! Errore di sistema!

“Nooo, niente baci e men che meno leccate. Devi solo scaldarmeli con il tuo alito! Capito?”

Annuisco con un velo di tristezza come un bambino a cui hanno appena sequestrato le caramelle.

“Voglio usarti come scaldino mentre finisco questo lavoro e poi ti manderò a lavare i piatti!”

Mi rimetto al lavoro come stufetta umana pensando a quanto amo la mia Padrona.
Trova sempre il modo di stupirmi ed è adorabile anche quando fa la stronzetta.

Vado di alito per dieci-quindici minuti buoni. Riscaldo ogni centimetro di pelle dei suoi piedi.
Mi concentro soprattutto sulle dita che sono, solitamente, la parte più fredda.
Il tutto in rigoroso silenzio.

“Bravo schiavetto, così va meglio. E’ proprio piacevole sentire un po’ di tepore…”

Sorrido compiaciuto ma il mio momento di gloria dura poco.

“Cosa ci fai seduto con le gambe incrociate?!”

Rispondo solo con un espressione spaesata.

“Pretendo più devozione da te. Voglio vederti servirmi in ginocchio e con le mani dietro la schiena!!”

Assumo subito la posizione che la mia Padrona desidera.

Soddisfatta infine mi incita: “Su su, scaldino mio, continua!”

La adoro quando fa un po’ la perfida.

Mi rimetto al lavoro che, con la nuova trovata di mia moglie, è più duro.
Alito a destra e manca senza sosta. Dopo dieci minuti le ginocchia cominciano a farmi male.
Dopo quindici minuti anche le braccia.

Inizio a perdere un po’ il ritmo di ‘alitamento’.
Lei se ne accorge.

“Cosa c’è che non va al mio scaldino? Un guasto al motore?”

“No no è solo che mi fanno male le ginocchia.”

“Bene, ottimo. Allora continua così che mi piace quando soffri esclusivamente per il mio piacere!”

La amo, la amo tantissimo e queste sue pseudo crudeltà mi fanno impazzire.

Mi adopero per servirla meglio che posso.
Le ginocchia fanno male ma non importa.
In un certo senso le sto dando il mio calore.

Dopo dieci minuti mi ferma.

“Basta così, stop! Sei stato un bravo schiavetto e mi hai scaldato per bene i piedi.”

“Grazie Padrona!” rispondo con un leggero orgoglio.

“Ora puoi andare a lavare i piatti.”

Mi alzo, quindi, con non poche difficoltà e mi dirigo in cucina.
Non ho ancora molta sensibilità nelle gambe dunque cammino piano per non dare nell’occhio.

Infine mentre lavo i piatti lei mi sbuca alle spalle e mi sussurra all’orecchio:”Allora? Sei ancora molto stanco?”

“No, per niente. La stanchezza è svanita!”

…

Ed era vero.

FINE